Il fatto
La barbarie della noia: cartelli bruciati sul Lungomare, i volontari di "Gela che cambia" non si arrendono
L'amara scoperta domenicale di un falò spento che ha consumato il lavoro e i sacrifici di chi cerca di rendere la città più accogliente
Nella notte tra sabato e domenica, la spiaggia a sud del Lungomare è stata teatro di un atto di vandalismo gratuito e desolante. Non il gesto isolato di un malintenzionato, ma l’espressione di una noia giovanile che si traduce in un danno tangibile e una ferita morale per l’intera comunità. L’obiettivo? Accendere un falò per trascorrere quella che, probabilmente, è stata definita una “notte brava”. Il combustibile scelto, tuttavia, era un bene prezioso, frutto della fatica e dell’impegno civico: il legno dei cartelli toponomastici turistici realizzati a proprie spese e posizionati dai volontari dell’associazione “Gela che cambia”. Dietro quei cartelli ci sono anni di lavoro “fai da te” di un gruppo di residenti della zona che hanno ripulito un tratto di spiaggia che era una discarica, riportandolo alla sua bellezza originaria con le piccole baie marine, i cartelli indicativi, una vegetazione ridente che si affacciano su un mare cristallino.
L’amara sorpresa è arrivata stamattina, quando i volontari dell’associazione si sono recati sul posto, come ogni domenica, per proseguire i loro lavori a favore del bene pubblico. Ad attenderli, una scena di degrado e inciviltà: un cartello visibilmente bruciacchiato e un altro completamente scomparso, utilizzato come legna da ardere nel focolaio del falò, circondato da bottiglie di birra abbandonate.

Questo gesto di vandalismo non è solo un danno economico; è un attacco diretto al tentativo della città di alzare la testa, di liberarsi da un’immagine di incuria e di abbracciare la bellezza e l’accoglienza. Rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra al bene pubblico e allo spirito di collaborazione che anima l’associazione. Distruggere questi cartelli significa annullare il lavoro, il tempo libero e la passione di cittadini che credono fermamente in una Gela migliore.
Eppure, i volontari di “Gela che cambia” hanno deciso di raccogliere questa sfida, trasformando la rabbia per l’accaduto in una rinnovata determinazione. “Non molliamo,” hanno dichiarato congiuntamente il presidente e il segretario dell’associazione Renato Messina ed Emanuele Sacco. “Loro distruggono e noi ricostruiamo. Certamente, questo ci toglie tempo che potremmo impiegare in altre attività utili, ma non possiamo e non vogliamo assolutamente darla vinta a chi mira a portare indietro la città, spingendola verso la barbarie”, hanno dichiarato.
Il messaggio lanciato dall’associazione è forte e chiaro: è fondamentale che prevalga il messaggio di civiltà e rispetto del bene comune contro l’inciviltà e l’azione distruttiva. L’impegno dei volontari va oltre la semplice riparazione; è un atto di resistenza civile che chiede e merita il sostegno incondizionato della città sana. In momenti come questi, la solidarietà dell’intera cittadinanza è cruciale affinché il messaggio di chi lavora per il bello e il bene non venga sopraffatto dalla logica del vandalismo e del disinteresse. La ricostruzione dei cartelli non sarà solo un ripristino, ma il simbolo della vittoria della comunità contro chi alimenta il degrado per superficialità.