salute
Dopo oltre quattordici anni, Trapani avrà la radioterapia. Il comitato: «Dopo il caso di Maria Cristina vogliamo trasparenza»
Il progetto da oltre 40 milioni per la nuova struttura entra nella fase decisiva

L'ospedale di Trapani
Dopo oltre quattordici anni di attese, rinvii e promesse, il progetto per la realizzazione del reparto di Radioterapia all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani entra finalmente in una fase decisiva. In questi giorni, la Commissione regionale Lavori Pubblici dell’assessorato alle Infrastrutture esaminerà il piano, che rappresenta l’ultimo passaggio di un lungo iter burocratico.
Il progetto, parte dell’ampliamento dell’ospedale, ha già superato il vaglio del Genio Civile di Trapani, chiamato a esprimersi su alcuni aspetti strutturali. Attualmente, i pazienti trapanesi sono costretti a spostarsi a Mazara del Vallo o a Palermo per sottoporsi alle cure, affrontando disagi logistici ed economici.
“I fondi ci sono – sostiene il Comitato – ora servono risposte concrete. La salute in Sicilia non può essere un privilegio, ma un diritto garantito a tutti”. L'organizzazione civica ha scritto alla Commissione chiedendo trasparenza sui tempi e sugli eventuali step ancora necessari.
“È tempo di chiudere una pagina aperta da troppo tempo – si legge nella nota – e di avviare finalmente la realizzazione del reparto, in una provincia che ancora ne è sprovvista”. Il Comitato non ha mancato di ricordare il recente caso della professoressa Maria Cristina Gallo, vittima di un grave episodio di malasanità: otto mesi di attesa per un esame istologico, un tumore scoperto troppo tardi, e una battaglia che si è conclusa tragicamente.
“Non possiamo più permettere che simili storie si ripetano”, sottolineano i promotori. Il progetto prevede la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica alle spalle dell’ospedale, articolato su quattro elevazioni, per un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro.