L'iniziativa
Restare umani: i docenti del Liceo Ruggero Settimo di Caltanissetta per una cultura di pace
La scuola come luogo di formazione critica scende in campo per la memoria e la solidarietà di fronte all'orrore di Gaza

Con il mese di settembre le scuole hanno riaperto i battenti. Per docenti e studenti ciò significa tornare in un luogo che non è soltanto fatto di banchi e manuali, ma è anche intessuto di relazioni, crescita personale e speranza per il domani.
Eppure, in questa quotidianità ritrovata, non possiamo ignorare che a Gaza si consuma uno sterminio di massa. Il conflitto che da decenni coinvolge Israele e Palestina ha assunto negli ultimi due anni una drammaticità inedita. Da un lato, gli attacchi terroristici di Hamas hanno diffuso morte e terrore tra i civili israeliani, alimentando una spirale di violenza. Dall’altro, la reazione militare ritenuta sproporzionata da Israele ha colpito duramente la popolazione della Striscia, con effetti devastanti soprattutto su bambini e famiglie, sfociati in un genocidio, così come riconosciuto dalla Commissione indipendente delle Nazioni Unite.
Il flusso di immagini che da mesi inonda i media rischia di assuefarci all’orrore, ma noi ci opponiamo con fermezza alla deriva dell’indifferenza che nega il riconoscimento dell’altrui umanità.
Primo Levi, in “Se questo è un uomo”, scrive: “Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo”.
Da quella disumanizzazione germina il male radicale; avvertiamo però l’urgenza di restare umani. Non farci travolgere dall’apatia, non abituarci al dolore, non considerare la violenza come un destino ineluttabile. Restare umani significa continuare a credere nella dignità di ogni persona, ovunque, perché – come ricordava Terenzio – “sono un uomo, nulla di ciò che appartiene all’uomo mi è estraneo”.
Fare scuola significa fare “politica” nel senso più alto del termine: formare cittadini consapevoli, capaci di leggere la realtà, sviluppare pensiero critico e agire per il bene comune. Oggi più che mai, il compito dell’istruzione è educare ai valori della convivenza, del dialogo e del rispetto della dignità umana.
Per noi, ciò equivale a educare ed educarci a una cittadinanza globale e solidale, studiare la storia, ascoltare voci plurali e le ragioni degli altri, rifuggire letture semplicistiche, coltivando uno sguardo critico in grado di distinguere tra fatti e propaganda. Significa comprendere che la pace non nasce dall’odio e dalla vendetta, ma dal confronto, dal rispetto e dalla giustizia.
Pertanto, come comunità educante ci impegniamo a:
- costruire una cultura della pace e dell’accoglienza, traducendola in gesti concreti nelle nostre scuole e nelle nostre vite;
- sviluppare lo spirito critico, per non cadere nelle semplificazioni, nelle contrapposizioni assolute e nell’indottrinamento;
- promuovere la conoscenza storica della questione israelo-palestinese e di altri conflitti, ribadendo il rifiuto di ogni guerra;
- organizzare momenti di riflessione collettiva e attività didattiche capaci di offrire strumenti per leggere criticamente la realtà.
La scuola non può fermare le bombe, ma può formare coscienze. E coscienze vigili e solidali sono il primo mattone di ogni architettura di pace.
Lo scrittore arabo-canadese Omar El Akkad ammonisce: “un giorno tutti diranno di essere stati contro”.
Noi non vogliamo limitarci a dirlo, ma testimoniarlo: è dovere di ciascuno adoperarsi perché si faccia tutto il possibile per fermare l’orrore della guerra – di tutte le guerre – e il massacro della popolazione di Gaza.